L’équipe de Migrant Spectators est arrivée au Théâtre Les Tanneurs pour assister à la représentation de The Making of Pinocchio de Cade & MacAskill.
La compagnie Cade & MacAskill raconte une histoire d’amour et de transition à travers l’histoire de Pinocchio, ce pantin de bois qui rêve de devenir un « vrai » petit garçon. Dans leur vrai faux laboratoire de création, le duo reprend des éléments du conte populaire pour mieux parler des défis et des transformations vécus par elleux-mêmes.
Qu’est-ce que j’ai vu ?
j’ai vu beaucoup de questions
du tissu
des fausses perspectives
ho visto una cosa
che non avevo mai visto
e
qualcuno che finalmente
mi spiegava cosa stavo vedendo
deux personnes qui s’aiment
des trucs d’astuces
de la sincérité
une scène de sex maladroite et des ânes
des choses mises à plat sur un plateau
de l’intelligence
de l’amour aussi
des donkeys aussi
il viaggio di una vita che non si è ancora conclusa
io ho visto pure uno specchio, a volte
una coppia in evoluzione
moltissimi punti di vista
forme diverse
un sacco di lavoro
un disagio strumentale al racconto
jai vu une vérité crue et nue et terriblement authentique
par tout le groupe, à la sortie de la représentation
Ça serait quoi l’amour pour moi si je me transformais en arbre ?
L’amour pour moi si je me transformais en une fleur serait être belle et parfumée pour donner du plaisir à qui me regarde !
par Silvia
Cercherei di diventare vecchio nel miglior modo possibile. Con la mia foltissima chioma sarei da rifugio ad animali, persone, piante e insetti. Proteggerei tutti coloro che ne avessero bisogno ,dal freddo, dalla pioggia, dalle tempeste e dal sole cocente.
Darei spazio a nidi per piccoli uccellini in cerca di dimora, a case per anime in cerca di calma, ad arboricoli purché possano trovare un comodo luogo per trascorrere le loro giornate.
Continuerei a invecchiare affinchè le mie radici diventino cosi spesse e profonde che nessuno possa tagliarle e spezzarle. Continuerei a battermi affinché la protezione, l’aiuto, la condivisione delle mie forme aiutino i miei compagni sulla terra a sopravvivere alle difficoltà che la vita ci propone.
L’amore, per me albero, è condivisione di qualcosa di me che possa servire a qualcun’altro che mi si avvicina.
L’amore, per me albero, serve a crescere e a sopravvivere. E’ un luogo sicuro dove emozioni e pensieri sono liberi di sfociare. Dove ci sentiamo sani e salvi. Dove ognuno è libero di essere come vuole, come la sua natura vuole. E’ un’enorme chioma verde che accoglie e accetta tutti senza complicazioni.
par Teresa
Retour libre
Sono stata colpita dalla sovrapposizione dei punti di vista e dal lavoro incredibile di coordinazione fra musica, “video”, sonorizzazione, gioco teatrale e scenografia.
Se fin dall’inizio si è presi per mano con una introduzione musicale e verbale alla storia d’Amore e di transizione dei protagonisti: la loro personale e intima storia e del proprio “essere” cangiante…è stata per me più difficile da “apprivoiser”.
Mi sono sentita un pò persa fra la realtà rappresentata sullo schermo, la realtà messa in scena sul palco e la realtà della loro propria vita.
L’insieme di queste realtà quasi sempre contemporanee fanno sì che mi ponevo troppe domande non riuscendo a essere completamente coinvolta.
Mi sono chiesta, dato che ammiro l’insieme del lavoro, perché non provo emozione?
Credo che sia dovuto alle numerose domande che mi sono posta durante lo spettacolo.
Domande anche assurde del tipo: il grillo è vivo o è morto?
Una telecamera sta filmando…è una ripresa in diretta che vediamo sullo schermo
o le immagini sono state filmate precedentemente? E’ vero o è falso?
Mi sono anche sentita un po’ oppressa dal “troppo”.
Troppe parole, troppa ripetizione nell’evocazione del sesso maschile e della masturbazione.
É comico pensare che di fronte a questo spettacolo ero perplessa come “Pinocchio” quando reagisce alla certezza del padre che lui sia la sua perfetta marionetta e gli dice:
“No, io non sono una marionetta io sono un bambino in carne ed ossa”.
Anche le telecamere sono in qualche modo marionette, “mascherate” ricoperte di “legno” come fossero anche loro un involucro, un corpo che nasconde qualcos’altro.
Bello il fatto di porsi la domanda:
Cosa è il corpo di un uomo, il corpo di una donna? E se si fosse l’uno e l’altro ? Cangianti come può esserlo l’attore, l’attrice o la marionetta o dei pezzi di legno o il mare, o una stella, o qualunque altra cosa, intercambiabili e ancor di più, e se il corpo fosse l’infinito?
E l’Amore l’accoglienza di quest’infinito che si trova in sé e nell’altro?
In conclusione – nonostante trovi che questo spettacolo sia troppo cerebrale per i miei gusti – l’insieme delle domande che ha provocato e le riflessioni che ispira ne fanno un’opera piena d’ingegno. Grazie a tutti coloro che l’hanno creata.