Come Toghether. Visioni della RE.M Up To You 2023 su “AND THE ANIMALS WERE SOLD” di Rachel Whiteread – Palazzo della Ragione – Bergamo
Sabato 8 luglio. Camminiamo attraverso la città. Caldo e turisti. Anche noi un po’ turisti oggi. Dopo aver salito le strade che portano in città alta, ci troviamo ai piedi del Palazzo della Ragione, in Piazza Vecchia, per vedere la mostra “And the Animals Were Sold” dell’artista inglese Rachel Whiteread.
Per arrivare all’installazione percorriamo uno scalone Tre – Quattrocentesco, denso di storia e vissuto, durante la salita ci accompagnano le lapidi sepolcrali di illustri famiglie bergamasche, provenienti dalla chiesa dell’ex monastero di S. Agostino. Ci stupiscono le scritte sulle lapidi perché corrono tutto intorno alla lapide, con le lettere rovesciate a seguire il contorno. Rimaniamo colpiti, si sente la forza di quel luogo, già a partire dalle scale. Dall’alto dominiamo Piazza Vecchia.
L’installazione, ospitata nella Sala delle Capriate, è composta da 60 sculture/sedute di diverse pietre, utilizzate anche nella costruzione degli edifici circostanti, riconosciamo le pietre della Piazza, del Duomo, della Fontana e leggiamo che tutte le sedie sono fatte di materiali del territorio.
La Sala delle Capriate ci tocca come prima aveva fatto la scalinata. La luce delle trifore crea giochi sul pavimento. Prima dell’installazione veniamo rapiti dagli affreschi sui muri. Li studiamo a uno a uno, ci sono una Natività, proveniente dall’ex chiesa di S. Antonio in Foris, le Storie di S. Maria Maddalena dall’ex chiesa della Maddalena, degli affreschi dall’ex convento di San Francesco e i frammenti dei Sette saggi dell’antichità dipinti dal Bramante. Poi ci dedichiamo all’installazione di Rachel Whiteread. 60 sedie. Blocchi di pietra. Ci muoviamo nello spazio, percorrendo il vuoto tra le sedie, per poi gravitare verso di esse, toccandole per capire, al tatto, se ai diversi colori corrispondano altrettante texture oppure occupandole, osservando i muri e gli affreschi consumati che, in contrasto con la pesante stabilità e integrità dei blocchi, risaltano, catturandoci e portandoci indietro nel tempo.
La maggior parte delle sedie è disposta in un reticolato regolare, ognuna a 2 metri dall’altra. Leggiamo che vuole ricordare il distanziamento sociale della pandemia. Altre sedie sono disposte a piccoli gruppi: di due, di tre o di più elementi. Leggiamo che questo vuole raccontare del ritorno alla socialità post pandemia.
Sediamo su queste strane sedie, blocchi di pietra, ne apprezziamo il fresco in un giorno d’arsura. Parliamo e qualcuna di noi racconta che, da quando è in Italia, a Bergamo, oggi è la prima volta che si avventura lungo questo scalone e in questo luogo della città.
Biancamaria Gotti e Silvia Baldini
Appunti poetici e visivi- Quali e quante sedie abitano i nostri ricordi?
Non è proprio una sedia, è uno scivolo. Ma lì sopra sedevo spesso da bambina. È nella città dei miei nonni, ho fatto questa foto quando ero là in visita, dopo 15 anni. YESSÌ
Стілець для мене ,як важливий атрибут буденності ,який дає можливість перепочити , обдумати наступні кроки і дії , щоб підвестись і далі продовжити життя .
Стілець , як символ відліку часу ,- відпочила , вставай рухайся далі .
Одним із зацікавлених витворів рук людини є стілець. Мені особисто подобаються старовинні стільці , як доказ того , що життя було і тоді повне талантів і руху ..
А от стільці з граніту і порожня зала вистави побаченої , точно ,як мій внутрішній стан “Я і тишина на одинці” і стільці кам’яні , як символ залишаю в минулому , – присіла , відпочила, встала і далі пішла жити .
Я не повторюю одну і ту ж думку , я просто в стільцях вбачаю рух і життя , яке немає зупинки , завжди в русі . LESIA
Per me la sedia è un attributo importante della vita quotidiana, che mi dà l’opportunità di fare una pausa, pensare ai prossimi passi e alle azioni da compiere per alzarmi e continuare a vivere. Una sedia come simbolo del conto alla rovescia del tempo: riposati, alzati e vai avanti. Una delle creazioni più interessanti della mano dell’uomo è la sedia. Personalmente, mi piacciono le sedie antiche perché dimostrano che la vita era piena di talenti e di movimento già allora. Ma le sedie di granito e la sala vuota dello spettacolo che ho visto, esattamente come il mio stato interiore “Io e il silenzio da soli” e le sedie di pietra, come simbolo, le lascio nel passato – mi sono seduto, ho riposato, mi sono alzato e ho continuato a vivere. Non ripeto lo stesso pensiero, vedo solo il movimento e la vita nelle sedie, che è senza sosta, sempre in movimento. (trad. testo di Lesia)
Una sedia… Noi in otto…
Sedia da poveri… ma noi l’avevamo, qualcun altro no…
E ci sentivamo ricchi…
Era la sedia per le occasioni speciali…
Lì si sedeva la sposa, ore e ore ferma immobile e tutto il quartiere veniva a vedere la sua bellezza.
L’ospite d’onore si sedeva su quella sedia, che in quel momento sembrava un trono.
Nelle feste si saliva sulla sedia e si ballava. E tutt’intorno battevano le mani.
Non volevo mai vedere una sedia davanti alla porta d’entrata… Significava la morte.
In questo luogo dove il tempo si è fermato mi sono seduto e ho osservato.
Guardavo con gli occhi chiusi. Ascoltavo sussurri e sentivo l’aria calda con mille anime e corpi…
Non respiro… quanta bellezza.
Abbandono il luogo ma il luogo non mi abbandona.
e mentre scendo sulle lunghe scale, mi faccio la domanda:
Ma quella sedia… che cosa ci fa ancora a casa e da dove è arrivata?
SEBASTIJAN
“I had three chairs in my house; one for solitude, two for friendship, three for society”. D. Thoreau SILVIA
La sedia che ho scelto è quella a cui ho pensato mentre osservavo le sedie dell’installazione, bella ma non molto invitante. È il posto che occupo quando non ce ne sono altri liberi. Ha anche una sua importanza, perché mi ricorda un periodo di cambiamenti, iniziato con un trasloco e la difficoltà del doversi adattare a qualcosa di nuovo. Bonus: gatto spelacchiato che condivide i miei sentimenti verso la sedia. BIANCA