In Oroimen, le memorie dei corpi

Un dialogo durante e dopo la performance con il performer Akira Yoshida sotto l’Acquedotto Felice

foto Mohamed Ed Daoudy – accostamento fotografico “memorie di un corpo”

After talking and sharing theories, we went to see the first performance, Oroimen, coreografia del performer Akira Yoshida. We sat on a chair and waited for the program to start. From the corner, a man came slowly, with a disturbed state, it was clear from his movementsit that he was not well. At that moment, the movements of that man’s hand were very silly.  For a moment, I thought he was flirting and waiting for attention. Why did I think this?

I come from a geographically far place, maybe the reason was that when I was working as a reporter in Kabul, I saw girls who were making movements with their bodies to attract attention, and people noticed our shame. These girls, looking for attention. I don’t know, during the program, my mind was more confused than the actor’s state, every movement reminds me of a memory. The actor walked slowly in a confused state and sat in a corner. He was moving his hands. The actor took refuge in a corner again and was busy with himself. For a moment, I felt that it was myself. Oh, I am myself. I am stressed.  Why am I stressed, we are all wondering what to do.

foto Mohamed Ed Daoudy – accostamento fotografico “memorie di un corpo”

Like you, performer, sometimes I go to the corner of my room with myself, we are afraid of the world and people. We are in trouble with ourselves, performer, moment by moment the memories of life come to our mind, we are in trouble with ourselves inside us, we are fighting in our war, we are fighting with ourselves. Come on Frishta, why is it like this. Hey performer, we are so busy with ourselves, we are so busy that our minds and our bodies and hands are tired, we are dying, we are trying to breathe, yes, we are breathing hard. We say to ourselvs that one day our state will change; we stay for a moment as if we are dead.  But we take a deep breath again.  And we stand up and we have to continue. We say to ourselves, we have to forget a lot of memories and thoughts in our head for a moment to breathe. Only oblivion keeps us alive.

Frishta Haidari

foto Mohamed Ed Daoudy

Uno scambio di messaggi vocali con Akira Yoshida

El título es Oroimen, que significa memoria en euskera, en vasco.

Il titolo è Oroimen, che significa memoria in basco.

Es un “solo” en el cual un personaje está perdido, en el espacio o en cualquier lugar. En la calle o en el escenario en el que se ponga, en este caso pues sería este acueducto.

Questa è una performance in solo che racconta di un personaggio perdutosi in uno spazio, in un luogo fisico come potrebbe essere una strada o altro, che in questo caso è l’acquedotto (del Parco di Tor Fiscale).

foto Carolina Farina

Es decir, es una persona que está perdida en el espacio pero también está perdida en su cabeza, por eso hay como todo ese caos mental, esa duda, ese conflicto todo el rato. No pienso tanto en el trauma, sino algo más “light”, quizás en mi cabeza es como más alguien que tiene muchas incongruencias y tiene una cierta como visión irreal de lo que ve. 

È una persona che si è persa spazialmente ma anche cognitivamente, perciò lungo tutto il corso della performance ne descrivo il caos mentale, le esitazioni, i dubbi e il conflitto interiore che, nella mia visione, non è tanto un trauma quanto lo stato mentale di chi vive molte incongruenze e ha una visione irreale di ciò che vede.

Es un personaje que llega a un sitio, se sienta y tiene un cierto recorrido emocional que empieza desde las manos . Para mí las manos es una parte que tiene muchísima intención en el cuerpo, en las manos reside gran parte de las memorias. De ahí el título de Oroimen.

Il mio personaggio giunge in un luogo, si siede e inizia un viaggio emotivo che inizia dalle mani, perché per me le mani sono la parte del corpo che esprime maggiormente l’intenzione, e dove per me risiedono gran parte dei ricordi – da cui il titolo “Oroimen”, ricordo.

foto Carolina Farina

Siempre digo che con mis manos he sentido el amor más absoluto en la vida, he sentido el enfado, la duda, la vergüenza, la caricia, el enfado, como todo lo que muchas veces nos ocurre emocionalmente, pues como para mí muchas veces se extrapola en las manos, en el gesto, y de ese gesto y esa emoción va surgiendo algo más abstracto que va hacia el suelo, evolucionando de forma dinámica.

Dico sempre che con le mani ho sentito l’amore più assoluto della mia vita, la rabbia, il dubbio, la vergogna, la carezza… Per me la rabbia, come anche tutto ciò che accade a livello emotivo, si esprime attraverso il gesto; da quel gesto e dall’emozione emerge poi qualcosa di più astratto che arriva al suolo (nel momento della danza) e si sviluppa in un crescendo che sfocia in un finale più dinamico.

Es verdad que a nivel de movimiento siempre el suelo es diferente porque si tengo un suelo liso siempre tengo mucho más “slide”, estoy tengo mucha más libertad de movimiento que para mi tipo de material es súper importante. Entonces ayer fue un espectáculo, la verdad, muy diferente a otras veces que lo he hecho porque bueno, por esta misma razón.

È vero che a livello di movimento il terreno è sempre molto diverso perché, se ho un terreno liscio ho sempre molta più scivolata, ho molta più libertà di movimento che per il mio tipo di performance è importantissimo. quindi il mio spettacolo stavolta è stato, a dire il vero, molto diverso dalle altre volte in cui l’ho proposto.

Interpreto el mismo personaje a un nivel diferente, el movimiento fue algo más brusco, normalmente suele ser más suave, pero porque el suelo mismo lo que me daba era algo más brusco, más crudo.

Ho interpretato lo stesso personaggio ma ad un altro livello, il movimento era un po’ più brusco, normalmente tende ad essere più morbido, ma perché il terreno stesso mi ha dato qualcosa di più brusco, più crudo.

foto Carolina Farina

Y finalmente si ese personaje llega a un momento en el que sí, como le llega, es un viaje en la vida, como un final en el cual como toda esa intención, toda la existencia del personaje queda resumida como en un último aliento en la mano, que es esa mano del final.

Nel finale, il viaggio compiuto dal personaggio o meglio la sua intera esistenza prima della morte viene riassunta con un ultimo respiro, rappresentato dal gesto della mano.

Al final, llega un momento en el que toda la existencia del personaje queda resumida como en un último aliento. Es como un pequeño recorrido vital hasta la última manifestación expresiva del personaje. Tiene como ese último residuo, que existe en la mano hasta que el personaje se va apagando y llega a su final.

È l’ultimo slancio vitale del personaggio che muore subito dopo. L’ultima intenzione, la sua ultima manifestazione espressiva rimane proprio nella mano (sollevata verso l’alto) mentre lui gradualmente si spegne.

Il testo di Akira è in risposta a questo messaggio vocale che hanno curato, insieme alla traduzione e trascrizione, Julio Ricardo Fernandez e Dori Alimonti dopo aver raccolto tutte le domande della redazione.

Dopo aver visto il 15 giugno 2024

OROIMEN
Coreografia  & Performer: Akira Yoshida
Sguardo Esterno: Rafael Arenas.
Musica: Donald Beteille.
Con il supporto di: Culture House of Etxarri Aranatz, Government of Navarre, DNA Navarre
Promozione: Bernabé Rubio /Rotativa Performing Arts.

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Read also x