Ricevimento. In un guscio o in una conchiglia con Sara Basta

Nel primo atto di Ricevimento a cura di D’Intino, Greco e Olivieri a Interazioni Festival

L’accoglienza è qualcosa di cui parlare. Siamo entrate nel festival così, come infilandoci in un guscio, in una conchiglia, attraverso un atto di ricevimento immaginato da Fabritia D’Intino, Daria Greco e Marta Olivieri. Con la convivialità che dallo spazio esterno di Centrale Preneste Teatro ci porta in una sala bianca in cui cambia qualcosa, in quel momento di passaggio tra un fuori e un dentro: una lettera di benvenuto (“abbiamo scelto di festeggiarci senza nessun motivo se non regalarci un momento di piacere”), la tavola imbandita, i centro tavola di merletto, il succo di benvenuto (“questo piccolo rinfresco è il nostro modo per darti il benvenuto in questo spazio in cui speriamo ti sentirai a tuo agio”), e due artiste invitate a condividere con noi le loro pratiche, Teodora Grano e Sara Basta. Lo scambio di saperi sul corpo, sulla scrittura, sul fare manuale e sullo stare insieme, il sentire il piacere della compresenza. Entrare in un festival per uno spazio pensato per accogliere. Entrare in un festival in uno spazio che dispone alle pratiche, che avvicina all’esperienza che porta al creare spesso invisibile nelle creazioni alle quali si assiste.

In Guscio o Conchiglia di Sara Basta, “scrittura e narrazione si intrecciano al disegno ed al ricamo per esplorare, anche attraverso il corpo, simboli e memorie personali verso la creazione di racconti che riflettono relazioni e cura reciproca”. Lo raccontiamo così, con le immagini di Dorina Alimonti, il racconto in soggettivo di Zara Kian, e il ricamo a parole di Giulia Lannutti a partire dai testi scritti durante il laboratorio.

Il racconto in soggettiva

شرکت کردن در ورکشاپ «دوختن» در من خاطرات بسیار زیبایی را زنده کرد. 
به یاد دارم مادرم ، هر پاییز پتوها و ملافه ها را می شست، 
عطر پتوهای شسته شده و خشک شدنشان زیر نور خورشید پاییزی . 
سپس مادرم ملافه ها را با دستان مهربان و قدرتمندش پهن می کرد. 
و پتو را میان ملافه می گذاشت و و بعد آرام آرام شروع به دوختن می کرد. 
صدای کشیدن نخ هنگام دوختن ملافه ها را به خوبی به یاد دارم . 
هر کوک را با عشق و ظرافت می دوخت. 
هر پاییز در ایران، این سنتی بود که با شستن و دوختن پتوها و ملافه ها
پاییز را در آغوش می گرفتیم. 
فرهنگی مملو از محبت وتوجه به خانواده و استقبالی از پاییز با رنگ عشق و دستان ماهر مادران.
که از نسلی به نسل دیگر منتقل می شود. 
من و خواهرانم از نوجوانی در کنار مادرمان می نشستیم و دوختن ملافه ها را یاد می گرفتیم و به او کمک می کردیم . 
هر کوک یک وظیفه ی ساده نبود بلکه ادامه ی یک سنت بود که مادرمان به ما آموزش می داد. 
هر پارچه هرنخ و هر سوزنی بخشی از یک خانواده و فرهنگ ایرانی بود که ما را کنار هم قرار می داد. 
و هر بار عطر چای تازه دم مادر، آن لحظه را به بهترین شکل ممکن به پایان می رساند. 
عطر چای یک بخش مهم از این فرهنگ است. عطر چای عطر زندگی ست. 
می دوختیم ، گپ می زدین و می خندیدیم و چای می نوشیدیم. 
این کارگاه نه تنها یک تجربه ی شیرین بود، بلکه فرصتی برای زنده کردن همه آن خاطرات درهم آمیخته در عشق و مراقبت مادری بود.

Partecipare al workshop di cucire mi ha riportato alla mente molti ricordi belli. Mi Ricordo, mia madre che ogni autunno lavava tutte le coperte e lenzuola. L’odore delle coperte appena lavate e asciugate al sole autunnale. Poi stendeva le lenzuola con sue le mani gentili e potenti. E metteva la coperta tra le lenzuola , e poi piano piano iniziava a cucirle tra loro. Mi ricordo benissimo la voce del filo che tira, mentre cuciva le lenzuola. Ogni punto cucito con delicatezza e amore. Era una tradizione di ogni autunno, in Iran: lavare e cucire le coperte, fare la lenzuola, significava abbracciare l’autunno.
Una cultura piena di affetto, di attenzione per la famiglia e di accoglienza dell’autunno, con il colore dell’amore, con le mani abili delle madri che trasmettono da una generazione all’altra.
Io e le mie sorelle da adolescenti ci sedevamo accanto a nostra madre e imparavamo a cucire le lenzuola e ad aiutarla, ogni punto non è stato un compito semplice, ma la continuazione di una tradizione, che insegnava nostra “Madre“.
Ogni tessuto, ogni filo e ago faceva parte di una famiglia e di una cultura iraniana che ci tenevano uniti. E ogni volta, l’odore del tè appena preparato dalla mamma concludeva quel momento nel miglior modo possibile.
L’odore di Tè, è stato una parte importante.
L’odore del Tè e l’odore della vita .
Abbiamo cucito, abbiamo chiacchierato e abbiamo sorriso, e poi abbiamo bevuto il Tè.
Questo workshop non è stato solo un’esperienza dolcissima, ma un’opportunità per riprendere tutti quei ricordi intrecciati nell’amore e nella cura materna.

Zara Kian

Il ricamo a parole dei nostri ricordi intrecciati

foto Carolina Farina

Giulia Lannutti

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