RE.M Up To You. Frammenti di sguardi su Topi di Usine Baug

19 maggio 2022. Secondo giorno del Festival Up To You

foto Manuel Vignati

Ora è difficile scrivere qualcosa. Vedo dei suoni e sento voci sparse, un po’ mescolate con quello che penso e un po’ con le parole ascoltate e scambiate insieme alle persone della redazione dopo lo spettacolo.

Sono quasi le nove sulla piccola piazza di fronte al teatro dell’Oratorio Don Bosco di Colognola, poco fuori Bergamo. L’atmosfera è diversa dal centro città, ne respiro l’aria e sento le voci delle persone che cominciano ad arrivare ed è bello vedere la loro varietà e sentirle così vicine per esserci tutte, nello stesso posto e per la stessa cosa.

Lo spettacolo Topi comincia preceduto da una breve introduzione di due ragazze di Up To You, che ci ricordano perché siamo lì e che vedremo uno spettacolo che ci porterà a Genova, nel 2001, in quel momento spartiacque della nostra storia collettiva. Chi lo racconta non c’era in quei giorni, non li ha vissuti sulla propria pelle. Eppure, li sente e vuole farli sentire a me, a noi, a chi sente l’odore dei limoni e le grida delle persone, a chi ne ha solo sentito l’eco, ma tuttora ne porta il peso con la sua storia presente.

Penso a quel fumo che ci ha avvolto, facendomi per un attimo dimenticare dove ero, e sento addosso quel dolore, quella rabbia e quel senso di inadeguatezza per non esserci stata, per non sapere chi sarei stata io, a Genova nel 2001.

Chiuso nelle quattro pareti di una casa lucida, le finestre sigillate perché la realtà, vera ma sudicia, non possa entrare. Un uomo si prepara ad accogliere pochi ospiti ma importanti, dei pezzi grossi. Tutto bello, tutto nuovo e pulito per l’occasione. E poi uno squittio, da dove non lo sa, ma è assordante. Il marcio è proprio lì dentro e non è quel topo, ma lui.

foto Pietro Pingitore

E parallelamente Genova 2001: due voci ci riportano lì, in quella città messa a lustro per l’arrivo dei grandi 8 del mondo, con la caccia aperta contro un fiume, una collettività eterogenea decisa a non stare zitta.

Siamo dentro quella casa e siamo fuori, in quella città, ma siamo anche in uno spazio la cui voce esce dai muri. Un teatro di un oratorio di fronte alla chiesa, e sulle sue sedie noi, un insieme di individualità eterogenee, molteplici e con sguardi che non sanno sempre come districarsi tra quello che vedono.

Sentiamo le voci registrate di chi, ai vertici del potere, Genova non l’ha davvero vissuta, o almeno non quella vera, quella delle strade, delle piazze, delle voci imbavagliate e dei corpi spezzati.

Due topi si abbracciano sul tavolo della cucina e tengono in mano il veleno, quello usato contro di loro. Da che parte stiamo?

Vorrei che quel sangue ci rimanesse appiccicato addosso. Vorrei che le parole di chi oggi non ha riconosciuta la propria libertà di movimento, qualsiasi movimento sia, potessero calpestarci e spingerci oltre quella dicotomia bene/male, ma dentro uno spazio di autodeterminazione e di libertà di essere, che non è ancora nostra, non di tuttx noi.

Ester Cattaneo

Frammento 1. Lento di topi

Marie-Noelle Saffo

Frammento 2. Es nuestro sudor lo que los mantiene!

Ascolto consigliato:  ⇒ Molotov Gimme Tha Power

Sono boliviana, guardo lo spettacolo e penso alle manifestazioni nel mio paese, il sistema da noi ha prodotto tanta differenza, fra le persone, di genere, e questo non fa crescere il popolo boliviano. Per questo il mio popolo è più indietro, perché ci sono persone che decidono come gli altri devono pensare. A volte penso che per noi boliviani non è possibile agire perché siamo topi, siamo piccoli.
Durante lo spettacolo ero sconvolta, perché raccontava di persone che erano in alto e guardavano ai manifestanti con paura, come a topi…
Ci sono persone che hanno più soldi e possono fare con noi tutto quello che vogliono.
Ho lasciato il mio paese perché avevo un altro punto di vista, altre idee. L’ho lasciato perché non vedevo un futuro in Bolivia e non lo vedo nemmeno adesso. Sono sempre alla ricerca di un futuro migliore per me e per la mia famiglia, ma ci sono così tante trappole per topi, che non ti fanno andare avanti. E allora devo stare attenta, attenta a come parlo Devo essere prudente.

Renny

Frammento 3. In beffa d’ogni affanno di insistere

collage – Bernard Amponsah

Frammento 4. Don’t clean up this blood” quel sangue non va via

Ascolto consigliato:  ⇒ Willie Peyote – 1312

Quello che ho sentito di quello spettacolo è lo stare insieme, lottare insieme, resistere insieme, ma soprattutto ho visto, ho sentito la mia paura quando sono in piazza.
La paura che succeda qualcosa, che succeda a me o a chi mi accompagna, che succeda a chi ha meno diritti di me, a chi non ha il permesso di soggiorno.
Ho paura che succeda qualcosa anche se non facciamo niente, perché queste cose non dipendono da noi, dalle nostre azioni.
Ho la responsabilità anche per chi scende in piazza con me.
Non voglio questa sensazione, questo peso addosso a me.
Non voglio che abbiamo paura di creare, manifestare, lottare, organizzarci, autogestirci.
Non voglio continuare a fare parte di una società in cui tutto questo viene visto negativamente, manipolato e criminalizzato.

Monia 

Frammento 5. La redazione vista da Matteo Gibellini

Restituzioni a partire dallo spettacolo:

TOPI

regia e drammaturgia di Usine Baug
con Ermanno Pingitore, Stefano Rocco, Claudia Russo
luci e tecnica di Emanuele Cavalcanti
consulenza scenografica Arcangela Varlotta
con il patrocinio Amnesty International
in co-produzione Campo Teatrale

Premio Scenario Periferie 2021

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