Come Together. Visioni della RE.M Up To You 2023 su “NOI, QUI. FOTOGRAFICA Festival di Fotografia Bergamo 2023
In attesa di UP TO YOU Festival dal vivo 2024, che si terrà tra il 21 e il 26 maggio a Bergamo, Brusaporto e Scanzorosciate e vedrà all’opera un nuovo gruppo RE.M., vi presentiamo il lavoro fatto su FOTOGRAFICA 2023. La mostra si è tenuta a Bergamo tra ottobre e novembre 2023. L’abbiamo attraversata, fotografata, respirata…
Silvia Baldini
NOI, QUI. La IV edizione di Fotografica – Festival di Fotografia di Bergamo è per me, nel mondo soffocante di oggi, un respiro di vita, in tutte le sue manifestazioni.
In un mondo perduto, che è andato nella direzione sbagliata, ho la sensazione che NOI, QUI ci possa far ricordare la strada giusta: niente è più importante dell’Umanità, dell’Essere Umano e dell’Essere in sé. Composta da 12 mostre fotografiche NOI, QUI unisce paesi, culture, punti di vista, esperienze e storie diverse, credo nel tentativo di cambiare in meglio il nostro mondo comune. Dodici mostre, tanti i temi trattati: libertà, emancipazione, povertà, emarginazione, femminile, migrazione, partenza, salute mentale, distruzione ambientale, memoria… tutto è legato da un profondo senso di umanità. NOI, QUI fa vedere la bellezza, la forza, il coraggio. Nel visitare la mostra ho sentito un senso di comunità, dove non esiste il concetto di “loro” e “lì” perché siamo tutti uno, siamo NOI, QUI.
Yesenia Vitenko
Appunti poetici e visivi di Yesenia Vitenko
Patrizia Rivera, La liberazione della follia.
La mia foto preferita. Penso che catturi tutto l’amore per i viaggi nel mondo. Volevo stringergli la mano e augurargli buon volo.
Laura Leonelli, Io non scendo. Storie di donne che salgono sugli alberi e guardano lontano
In questa sezione della mostra, ho ricordato la mia infanzia, come nel villaggio di mia nonna io e mia sorella ci arrampicavamo su ciliegie e meli. Adesso ho 23 anni e solo di recente, a maggio, mi sono arrampicata di nuovo su un albero! Mi ha molto divertita la foto (nel centro) della coraggiosa connazionale!
Deanna Dikeman. Leaving and Waving.
Piango sempre quando dico addio a qualcuno. Non mi piace dire addio, c’è qualcosa di fatale in questo. È il punto in cui l’intersezione tra presente e passato è sentita in modo molto acuto. Ci stiamo solo salutando (adesso), ma già mi manchi (nel passato).
Nick Brandt, The day may break
Loro, lì. Noi, qui. Ci guardiamo. Ho visitato la mostra con mio fratello, è lui in questa foto, mi è piaciuto come si è mimetizzato.
L’Ex Monastero del Carmine
Attraversare la mostra NOI, QUI significa, tra le tante cose, farsi spazio in alcuni luoghi speciali della città di Bergamo. Uno di questi è l’Ex Monastero del Carmine. Quando cammini sulla via della Boccola, che attraversa il centro di Città Alta, quasi non fai caso a quella piccola porta, ma, una volta varcata si apre un organismo che mescola le sue pareti antiche e i suoi pavimenti un po’ dissestati con le fotografie che sembrano ospiti perfettamente ambientati.
Cerco qualche informazione su questo posto che conosco poco. La sua storia inizia nel 1300 ma è solo verso l’inizio del 1500 che vengono costruiti molti dei locali abitati dai monaci, tra cui il refettorio e il chiostro.
Nel 1700 si apre per il monastero un periodo di decadimento e abbandono e nel 1800 il frazionamento tra diversi proprietari e la scarsa manutenzione lo gettano in uno stato di abbandono, che continua fino agli anni 50 del 1900. Solo in seguito a un crollo e alla dichiarazione di inagibilità nel 1954 viene deciso di cedere gratuitamente al comune di Bergamo il monastero.
Oggi è la sede del Teatro Tascabile di Bergamo – accademia delle forme sceniche, che lo ha reso “crocevia dove ognuno possa far crescere la propria esperienza umana ed artistica in una prospettiva multidisciplinare”.
L’ex Monastero del Carmine è oggetto di un Partenariato Speciale Pubblico Privato (PSPP), che vede l’alleanza paritetica, fiduciaria, generativa tra amministrazione pubblica e operatori culturali per il riuso di Beni culturali a finalità culturali.
Ecco, quando ci entro, anche se queste cose ancora non le so, percepisco bene la sensazione di essere in un posto che trasuda tanti vissuti diversi, che mi sembrano trovare molti punti di contatto con questa mostra e soprattutto mi fa riflettere su come abitiamo gli spazi delle nostre città e su come siano spesso gli angoli più nascosti a farci sentire più libere di esprimerci e raccontare delle storie, proprio come fanno queste fotografie.
La cosa che mi piace di più è il chiostro: su una parete molto alta sono esposte le fotografie “In a window of Prestes Maia 911 building” di Julio Bittencourt e trovo molto forte il senso di casa e di collettività che raccontano. Questo edificio situato a San Paolo, in Brasile, è la più grande casa occupata al mondo, e proprio a questo edificio è stato intimato uno sfratto di massa nel 2006.
Il Monastero ospita molte altre fotografie: mi colpiscono, al piano superiore dell’edificio, le fotografie avvolte da una coltre di nebbia “The day may break”, di Nick Brand, dove la crisi climatica arriva dritta come un pugno osservandone gli effetti di chi la vive sulla sua pelle. Sono delle fotografie di animali e umani vittime della distruzione ambientale e sociale.
“Il giorno potrebbe sorgere. . . e il mondo potrebbe andare in frantumi. O forse… il giorno potrebbe interrompersi…. e l’alba venire ancora. Una scelta dell’umanità. La nostra scelta” (Nick Brandt)
Ester Cattaneo