
15 Aprile
Oggi il cielo era nuvoloso e fresco. Stamattina è caduta un po’ di pioggia e dentro di me è scoppiata una gioia, come una scintilla. Qualche ora prima del laboratorio, ho scritto nel gruppo: «Allora oggi vi preparo un buon Tè iraniano + biscotti con Amore vi aspetto ❤️»
Ho preparato il tavolo. A poco a poco sono arrivati i ragazzi: le risate di Zubair e Zainab, Shonda, Samba, Victoria, Walter, Ali, Shakira con piccola Elizabeth, bella Sister e Orlando. Stavamo sorseggiando il tè quando sono entrati Leonardo e Valerio, con un ospite speciale: Lorenzo!
Samba, Greta, Marco e Jamira hanno portato la nostra “zona” magica nella stanza.
L’atmosfera era piena di allegria. Ci siamo riuniti, abbiamo fatto un picnic e iniziato l’esercizio di oggi: concentrarci sul respiro e ascoltare il battito del cuore.
Ho scelto subito la mia compagna: Shonda, una ragazza del Bangladesh con occhi gentili. Ricordo il primo giorno di prove: si è avvicinata con un sorriso luminoso e si è presentata. Quel momento è rimasto impresso nella mia mente.
Ci siamo sedute in un angolo. Ho chiuso gli occhi e con il sostegno delle mani di Shonda, ho iniziato a respirare. Dovevamo sentire il respiro e il battito del cuore l’una dell’altra con le mani. A ogni respiro, il mio corpo si rilassava, ma i ricordi si facevano più vividi. Immagini diverse mi venivano in mente.
“Quante volte nella vita ho cercato di trovare i respiri e i battiti dei cuori degli altri” ?
Sono nata durante la guerra, cresciuta all’ombra della paura di perdere chi amo, una paura che è ancora con me. Ricordo la piccola Zara che si svegliava di notte per controllare il respiro delle sorelle, dei fratelli, dei genitori. A volte stavo ore a guardarli. Quest’abitudine mi ha accompagnato per anni, specialmente con mia madre. A volte non bastava guardarla: la toccavo per essere sicura che la felicità di averla fosse ancora mia.
Ero persa in questi pensieri quando è arrivato il momento di aprire gli occhi. Shonda ha notato il mio silenzio, si è chinata e ha chiesto: «Stai bene?»
Che risposta si può dare in momenti così? Sto bene? O no?
Questi istanti mi portano al confine tra un dolore strano e un piacere travolgente, tra perdermi e trovarmi. È questa sensazione che mi fa amare i “martedì” , che mi spinge a venire ogni settimana, piena di energia o stanca, speranzosa o delusa, per ritrovare me stessa insieme agli altri.
Dopo l’esercizio, ho chiacchierato con Shonda. Le ho detto: «Sento ancora il calore delle tue mani sul mio cuore.» Dare e ricevere questi doni è prezioso e cerco di esserne grata.
Poi Lorenzo si è unito a noi. Ci ha guidati a creare un concerto musicale: ognuno sceglieva un suono e lo portava nel gruppo. Con i nostri corpi e ogni suono che ci veniva in mente, abbiamo iniziato. L’armonia era incredibile! Ogni voce contribuiva alla musica. Eravamo così entusiasti che l’abbiamo ripetuto altre due volte. Abbiamo rotto i confini dell’individualità e le nostre voci si sono unite in un’unica armonia. Alla fine, Ali ha detto: «Ci vuole un bell’applauso!».
L’esercizio è stato così dolce che, senza pause, siamo passati alla seconda parte: «Aghi e fili» aspettavano .
Ognuno doveva portare una canzone che amava. Abbiamo iniziato con la scelta di Victoria, una canzone calda ed emozionante come lei. Cucivamo mentre la canzone di Ali suonava , poi quella di Zainab, di Jamira e la mia. Ho scelto una canzone di “Lhasa” con il suono ipnotico della tromba di Ibrahim Maalouf. Valerio ha detto di scrivere il titolo della propria canzone su un angolo del tessuto.
Poi è arrivato il turno di Samba, con una canzone senegalese dal ritmo caldo e travolgente. Leonardo si è alzato e ha alzato il volume. Che gioia!
Zara Kian