Da Carrozzerie n.o.t , il racconto della residenza artistica Just before the forest di Emanuela Serra da parte dei ragazzi del Cas Casilina. Seconda parte
Iniziato il 23 Agosto a Carrozzerie | n.o.t. a Roma, JUST BEFORE THE FOREST è un laboratorio di teatro danza che porterà alla messa in scena dello spettacolo (8 e 9 settembre) ispirato dal libro La notte poco prima della foresta di Bernard-Marie Koltès, in un progetto che raduna italiani e stranieri.
Durante questi giorni, sono stato in compagnia di questo gruppo di persone, ho scritto in rapporto a questo lavoro e alla mia vita e ho osservato e seguito i diversi pezzi di questo laboratorio. Sono venuto con il nostro maestro d’italiano Luca e con alcuni miei amici del Centro d’Accoglienza Straordinario di richiedenti asilo CAS CASILINA che hanno partecipato come danzatori. Qui di seguito, il mio resoconto e alcune interviste video.
Siamo comunità?
Guardiamo la mano: tutti gli esseri umani ne possiedono, ciò che ci permette di scrivere, di costruire, in generale di fare i lavori manuali è il pollice, se qualcuno perde il suo pollice, continuerà la sua vita ma perderà questo vantaggio, è questo dito che ci fa degli edificatori. Ma se il pollice perdesse le altre dita come farebbe a lavorare? Se trasferiamo l’esempio alla diversità dei colori degli uomini, questa diversità diventerà una bellezza per l’umanità e non un mezzo di nobiltà tra gli uomini.
Oggi vivo a Roma in Italia, e ho trovato qualcosa oltre il razzismo attraverso la storia e noi stessi.
Quest’anno ho partecipato al progetto Spettatori Migranti. In Guinea non ero mai andato a teatro. I primi spettacoli che ho visto a Roma sono stati Aspettando una chiamata e Ubu me al Teatro Studio Uno di Tor Pignattara, poi Ragazzi di Vita e Odissea a/r al Teatro Argentina, Il divorzio al Teatro Palladium… erano degli spettacoli belli e interessanti.
Eppure spettacoli come Mistero Buffo (Teatro India, Università Roma Tre e Teatro Tor Bella Monaca) o No Hamlet please (Teatro India) sono stati gli spettacoli più belli che ho visto nella mia vita, perché in questi spettacoli c’erano tante nazionalità, diversi colori, età, lingue, visioni, comportamenti, diversi livelli e soprattutto diverse culture, vedevo la comunità e non delle nazioni.
Certo, posso amare una mano che oscilla o che gioca davanti a me per un tempo, ma se questa continua a lungo, perderò il gusto di guardare, così, per rinnovare il mio gusto, bisogna aggiungere qualcosa di nuovo.
Se la bellezza di una donna si limitasse al suo viso, cosa faremmo per gli uomini che amano i seni?
Se la bellezza di una donna fosse solo nei suoi seni, cosa faremmo per gli uomini che amano il viso?
E se la bellezza di una donna fosse solo nel suo sedere, cosa faremmo per trovare la donna ideale?
La bellezza è la composizione di elementi diversi. Vedendo gli italiani con gli africani in uno stesso luogo, impegnati su uno stesso obbiettivo, mi fa pensare che questo lavorare assieme ci trasformerà in comunità in una maniera lenta ma sicura.
Se il pollice è edificatore è perché sta con la mano, se no da solo non è niente.
Per bloccare il fenomeno che attraversa il mondo attualmente, dobbiamo creare veri posti di incontro dove non si vedono i colori della pelle. All’inizio del laboratorio, ho il mio nome, ma alla fine perdo il mio nome al profitto del gruppo, cambio in funzione del gruppo, mi comporto secondo le regole del gruppo, alle fine divento una parte del gruppo.
Questi incontri ci permettono di toglierci la paura di essere con voi perché ci sentiamo amati, protetti e rispettati.
Mohamed Lamine Kaba
Mohamed Lamine Kaba è nato a Kankan in Guinea nel 1988, è un ingegnere minerario e vive in Italia, a Roma, da settembre 2016.